ARCHIVIO SPETTACOLI
Marcovaldo
Personaggio buffo e melanconico, Marcovaldo è il protagonista di una serie di favole moderne, dove Italo Calvino è andato a riscoprire gli avvenimenti impercettibili nella vita di una grande città. Voce narrante: Giacomo Occhi Al pianoforte Bruna Di Virgilio
“Rivoluzione stazionaria” in concerto
Un mondo fatto di coscienze assopite, di falsi indignati dediti allo zapping, di uomini tecnologici con un processore al posto del cuore, di cronache nere e plastici, di valigie pronte e cervelli in sosta all’Autogrill. Un mondo che, dovessi disegnarlo, lo faresti un po’ tipo uno Stivale, tanto per capirci.
Rivoluzione stazionaria
In stazione non lo sai, ma un ragazzo cieco suona il violino e fa sorridere la gente che passa lì vicino, quella gente che corre e se ne va, che si spintona e che si insulta, che non si accorge dello spettacolo che ha intorno, di cui un po’ fa parte. Ogni giorno in stazione c’è tanta gente, ci sono tante storie diverse, emozionanti, bellissime. Chi corre non le vede, ma chi resta se le gode, in tutto il suo splendore.
I dodici difetti capitali
Un clown, appena tornato da un pianeta lontano, decide di raccontare agli amici le avventure del suo lungo viaggio. Partendo dagli usi e costumi del popolo di quel pianeta, il clown comincia a creare uno spettacolo, interpretando i buffi personaggi che ha conosciuto durante il viaggio. È un pianeta strano: gli abitanti non hanno mai abbastanza tempo, corrono veloci alla ricerca del metallo rotondo e della carta pesante, passano i giorni davanti alla scatola della finta vita e in essa si smarriscono…
Novecento
Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché.
Dal monologo di Alessandro Baricco